Pilade/Pasolini
di Pier Paolo Pasolini
In coerenza con un metodo di lavoro ormai consolidato, abbiamo deciso di costituire per ciascun episodio dei cori recitanti, composti da persone anche senza nessuna esperienza teatrale che hanno aderito al progetto seguendo un percorso di incontri e prove durato diversi mesi.
Nell’ambito di Più moderno di ogni moderno – Pasolini a Bologna
Progetto speciale del Comune di Bologna promosso da Comune di Bologna e Fondazione Cineteca di Bologna
Pasolini 1975/2015 Iniziative riconosciute dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
in collaborazione con Scuola di Pace di Monte Sole, Carte Blanche/VolterraTeatro, Centro di Accoglienza Villa Aldini
con il contributo della Regione Toscana
drammaturgia e regia Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
partitura sonora Patrizio Barontini
con Simona Alderighi, Oumar Alpha, Marina Artese, Alimou Bah, Ibrahima Baldè, Idrissa Baldè, Vania Baroncini, Annagrazia Benassai, Rocco Bertini, Valeria Bertini, Antonella Bertini, Lorenzo Biagini, Alessandra Bianchi, Andrea Bianchi, Francesca Biondi, Anna Bolognesi, Greta Burchianti, Elisabetta Calari, Valentina Cioni, Morro Darboe, Matilde Dell’aiuto, Mariella Demichele, Salimou Diabi, Ibrahima Diallo, Alberto Fantini, Ilaria Festa, Musa Fatty, Lucia Forlivesi, Anna Gentilini, Kia Gioffreda, Yana Zoe Gioffreda, Piero Giovannini, Agnese Grilli, Sara Gugliotta, Antonia Guidotti, Elio Guidotti, Gianluca Guidotti, Ilde Illuminati, Haruna Jawo, Baman Konte, Vittorio Lega, Enzo Madonna, Gregorio Mariottini, Daniela Masini, Francesca Mengozzi, Kawsu Njie, Richard Owusu, Mara Pacini, Andrea Papa, Silvia Pasquinucci, Maria Grazia Pozzi, Alfredo Puccetti, Andrea Taddeus Punzo De Felice, Gaia Raffiotta, Beatrice Rinaldi, Enrica Sangiovanni, Alessio Santi, Giacomo Santi, Valeria Sardu, Corrado Scarnato, Mamadou Seidou, Mamadou Sissako, Claudia Soffritti, Paola Sostegno, Paola Stellato, Lucia Spada, Roberto Suprani, Elisa Tinti, Francesca Tisano, Alessandro Togoli, Claudia Torresani, Eden Tosi, Aly Traore, Nadia Trebbi, Carlo Ugolini, Beatrice Vollaro, Renate Wendt, Maria Cristina Zamboni.
musiche Carl Friedrich Abel, Johann Sebastian Bach, Andrea Falconiero, Georg Friedrich Händel, Alessandro Scarlatti, Georg Philipp Telemann
violoncelli Francesco Canfailla e Matilde Michelozzi
armonica Angelo Adamo
musiche in cuffia flauto Elisa Cozzini, viola da gamba Francesco Tomei, percussioni Luca Ciriegi
assistente Beatrice Vollaro
tecnici Luca Ciriegi, Andrea Sangiovanni
foto Franco Guardascione
grafica e video Web Logo design
ufficio stampa Agnese Doria
sponsor tecnico Silent System – Lem International
si ringraziano Luisa Costa, Cinzia De Felice, Francesca Gigliotti, Chiara Marconi, Rossella Menna, Elena Monicelli, Elena Pirazzoli, Armando Punzo, Enrico Tabellini
FARE PILADE (A PEZZI)
In questi anni al Cimitero militare germanico del Passo della Futa abbiamo messo in scena gli archetipi fondanti del pensiero tragico, il primo segno della necessità del teatro nella civiltà occidentale. Abbiamo provato a riconoscere queste costellazioni poetiche, a leggerne le evoluzioni nel pensiero, a concentrarci su parole ferite composte 2.500 anni fa. E lentamente, senza disinvoltura, la complessità della poesia e del mito, nel corpo a corpo con il verso, nel faccia a faccia con il logos originario, in un contemporaneo lavoro di ricerca sulla parola, si è fatta comprensibile a tutti, senza spiegazioni ulteriori. Abbiamo messo in scena l’intera Orestea, nella quale Eschilo, attraverso il mito, disegna la possibilità che l’uomo riesca a darsi delle leggi, fondando un tribunale e allontanando da sé il potere della violenza, della vendetta e del sangue.
Pier Paolo Pasolini pensò di ripartire proprio dalla conclusione dell’Orestea per scrivere un nuovo capitolo contemporaneo della tragedia, per fare un parallelo con l’Italia dell’immediato dopoguerra e del boom economico e così decise di mettere in luce un personaggio che nella trilogia di Eschilo ha solo una battuta e rimane sullo sfondo; il personaggio di Pilade diventò il nucleo problematico e contrastante della sua ipotesi drammaturgica, il diverso che serviva a mettere in crisi sicurezze, automatismi, tutto il sistema di valori di un cosiddetto paese democratico occidentale.
Dopo aver già tradotto nel 1960 l’intera trilogia eschilea e a seguito di un’ulcera che nel 1965 lo costrinse a letto per circa due mesi e a una successiva lenta convalescenza, Pasolini maturò l’idea di comporre le sei tragedie teatrali che avviò tra il ’66 e il ’67. Fu in questo periodo che venne scritto il Pilade, una tragedia epico-lirica sul Potere, uno scontro dialettico inconciliabile e insanabile tra Oreste e Pilade, un tempo amici fraterni. Per noi, che abbiamo fatto del teatro di Parola il nostro ostinato metodo di lavoro, Pilade non è quindi soltanto un passaggio logico, dopo il lungo lavoro su Eschilo, ma addirittura un approdo. Come se avessimo navigato in un oceano infinito e indefinito, per anni, alla ricerca delle nostre radici greche e improvvisamente ci trovassimo appesi ad una zattera che ci conduce verso luoghi familiari, brandelli di storia del nostro paese, un ritmo e una cadenza del verso che riconosciamo, una lingua poetica che dà i brividi per la capacità profetica e per la forza dialettica: un teatro di parola fatto di parole pronunciate ad alta voce in una piazza o in una radura, una profonda affinità con il teatro della democrazia ateniese.
Per questo nostro viaggio alla ricerca di Pilade abbiamo deciso, a differenza di quello che facciamo di solito, di non dare una forma compiuta e conclusa al testo e allo spettacolo; abbiamo ritenuto necessario rompere lo schema classico dell’unità di luogo e azione: proprio per la particolarità che ha il teatro di Pasolini, scritto in versi quindi più simile ad un poema che ad un testo teatrale, abbiamo immaginato di assecondare la frammentazione insita nel testo pasoliniano e di individuare segmenti di testo che abbiano una forma e un senso compiuti. Il nostro Pilade non è quindi un unico spettacolo ma è composto da episodi staccati ambientati in luoghi diversi e città diverse, in diversi momenti dell’anno.
Gli episodi del Pilade sono ambientati nei luoghi del potere, nel Palazzo, nella Piazza, davanti al Parlamento, nel Tribunale ma anche sulle Montagne dove si organizza la Resistenza, nel Campo dei Rivoluzionari, in un Cimitero, in un Bosco. Abbiamo cercato e trovato questi luoghi, inventando di volta in volta scenografie di senso, e vi abbiamo immesso le parole di Pasolini, la sua tragica analisi. Da questa relazione tra luogo e pensiero, da questa sospensione e da questo sforzo richiesto al pubblico crediamo possa nascere un interessante e prolungato rito culturale: lo spettatore può mettere insieme le tessere del mosaico e scoprire nuovi punti di vista e nuove inquadrature, libero di seguirci negli spazi/set e nel tempo/montaggio e di costruirsi una propria personale complessità.
In coerenza con un metodo di lavoro ormai consolidato, abbiamo deciso di costituire per ciascun episodio dei cori recitanti, composti da persone anche senza nessuna esperienza teatrale che hanno aderito al progetto seguendo un percorso di incontri e prove durato diversi mesi, un laboratorio di partecipazione e discussione collettiva sulle questioni, poste dal Pilade e in generale da Pasolini, che si è trasformato in una sorta di scuola di democrazia.
La necessità di coinvolgere non professionisti del teatro, persone rubate al loro impegno e lavoro quotidiano che hanno dedicato parte del loro tempo libero, con grande dedizione e generosità, alle prove degli spettacoli, affonda le sue radici in una nostra idea di teatro, coltivata negli anni, fin dai primi spettacoli al Passo della Futa (dal 2003 con I Persiani di Eschilo) e che si avvicina a ciò che forse il teatro poteva essere nella comunità ateniese della pòlis: nello stesso tempo rito sacro e civile, dibattito ideologico e riflessione collettiva a cui partecipavano, spesso a spese dello Stato, tutti i cittadini.
Il teatro è l’arte della relazione, come scrive Hannah Arendt in Vita Activa, funzione essenziale della vita della pòlis: proprio queste relazioni sentivamo la necessità di tessere, ancora di più e più insistentemente, avendo scelto il testo di un poeta/autore incredibilmente e polemicamente moderno, la cui scrittura è sempre ricca di sollecitazioni e domande che quotidianamente interrogano le nostre scelte etiche e artistiche nella costruzione del progetto e nella regia.
A fare da cornice e accompagnamento, riflessione filologica, filosofica e artistica, il ciclo di incontri curati da Rossella Menna UNA BESTEMMIA ALTA DOLCE E RAGIONATA dal 28 al 31 ottobre.
Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
Pilade è un’ideale continuazione dell’Orestea di Eschilo ed è composta da un prologo e nove episodi: dopo l’uccisione di Egisto e Clitemnestra, il popolo di Argo è in attesa di nuove autorità, quando arriva Oreste che spiega al Coro di essere stato ispirato da Atena, dea della Ragione, dea nuova e senza memoria. Oreste decide di cambiare le istituzioni della città e dà incarico all’amico Pilade di organizzare per la prima volta libere elezioni. Queste danno luogo ad un nuovo benessere economico ad Argo, anche se arriva notizia che alcune Eumenidi relegate sulle montagne come divinità benigne si stiano trasformando nuovamente in Furie. Pilade, dopo uno scontro con Oreste, viene processato per le sue eresie e condannato all’esilio, sui monti, dove organizza la Resistenza insieme ai contadini e dove gli appaiono le Eumenidi. Oreste, minacciato nel suo potere, dialoga con Atena che profetizza la rivoluzione che nascerà dalla nuova alleanza. Nel frattempo Pilade nel campo dei rivoluzionari sotto le mura di Argo rifiuta la proposta di compromesso di Oreste.
Viene evocato il corteo delle Eumenidi che entrano trionfalmente in città e viene descritto come il boom economico, nuova rivoluzione in cui l’uguaglianza è data dalla ricchezza, provochi lo sfaldamento dell’esercito di Pilade. Alla fine Pilade rimane con un Vecchio e un Ragazzo. A lui non rimane che la solitudine e un’ultima bestemmia.
Il rito di chiusura è stata la MARATONA del 1 novembre 2015 che si è svolta dal mattino alla sera in tre scenografie di senso di Bologna.
Si è iniziato alle ore 10 con PILADE/PARLAMENTO a VILLA ALDINI, dove abbiamo lavorato con gli ospiti del centro di accoglienza, in cerchio, cercando di andare alla radice dell’idea stessa di Parlamento, come luogo di dialogo, del parlare appunto. Un tentativo concreto di confronto e di apertura all’altro, alla ricerca di un corpo a corpo come verso a verso, partendo dalla lingua.
Si è proseguito al POLIGONO DI TIRO NAZIONALE alle ore 14 con PILADE/MONTAGNE. Luogo scomodo, rimosso e dimenticato. In questo poligono che fascisti e tedeschi avevano destinato alla fucilazione sistematica dei partigiani, fra l’8 settembre ’43 e la liberazione furono uccise 270 persone. Una scenografia di senso straordinariamente emozionante per l’episodio MONTAGNE nel quale Pilade, esiliato va in montagna alla ricerca delle Eumenidi, incontrando nel suo percorso nuovi compagni, mettendo insieme il suo esercito di contadini/partigiani stabilendo alleanze e nuove necessità.
Da lì ci si è spostati alla cosiddetta PENSILINA NERVI (nonostante il nome non è del famoso Pier Luigi Nervi) per assistere alle ore 17 a PILADE/CAMPO DEI RIVOLUZIONARI. Per questo episodio, che ha debuttato al Festival di Volterra con la partecipazione degli operai licenziati della Smith Bits, in un luogo incredibile come la Salina di Volterra, abbiamo cercato un legame e segno di continuità e lo scheletro di cemento armato della Pensilina, all’ombra della trasparente sede del Comune di Bologna, nata come tettoia per produttori diretti, a servizio dell’adiacente mercato ortofrutticolo, ci è sembrata la scenografia ideale per mettere in scena la parte finale della tragedia.
Il contrasto tra la nuova piazza Liber Paradisus e l’immenso vuoto urbano che ricorda Mamma Roma che si apre alle spalle della pensilina, di cui essa è al tempo stesso cornice e sipario, è il nostro campo abbandonato dai rivoluzionari sedotti da Atena. Senza dimenticare che, tragica ironia della sorte per un poeta comunista, siamo alla Bolognina, laddove il Partito Comunista nel 1989, si avviò allo scioglimento.
I tre episodi si sono ricostituiti per la prima volta in forma unitaria per un evento unico, con la partecipazione delle oltre cento persone che sono state coinvolte, senza essere selezionate ma per libera adesione, nell’arco del 2015 tra Bologna e Volterra.
Le ceneri del martirio di Ostia segnano la nostra età. Portiamo addosso, anagraficamente, gli anni della sua assenza violenta e su questo vuoto politico etico intellettuale e artistico abbiamo a lungo misurato e esercitato le nostre forze. Un lento apprendistato sulla parola e sull’immagine, malgrado tutto. Adesso sulla soglia del giorno dei morti, alla vigilia dell’anniversario dell’uccisione di Pier Paolo Pasolini, nel giorno dei santi, dei martiri appunto, 1 novembre 2015, tentiamo alla greca, a chiusura di un intero anno di lavoro, una Maratona PILADE/PASOLINI.
A questo nostro santo della Ragione abbiamo voluto dedicare un rito culturale che nell’arco dell’anno ha coinvolto più di cento cittadini di ogni ordine e grado, studenti, disoccupati, operai esodati e licenziati, intellettuali, studiosi, giovanissimi migranti provenienti da Gambia, Guinea, Senegal, Mali, Ghana.
Un’idea e una pratica di teatro che è anche un’idea del mondo e soprattutto una volontà di recuperare dati di realtà. Abbiamo dissepolto e re-citato queste parole di Pasolini a Monte Sole, nei luoghi dei massacri di Marzabotto, sul Monte Battaglia, vetta battuta dal vento dove operai, contadini e intellettuali combatterono fianco a fianco durante la guerra civile, a Volterra, nel quadrilatero sospeso nell’infinito del Campo Santo di Montecatini Valdicecina, tra i fumi generati dal calore profondo della terra di Sasso Pisano, nella cattedrale bianca di Nervi di Saline di Volterra con bandiere bianche della resa degli operai davanti a questo capitalismo feroce, davanti alle tombe degli anarchici caduti sul lavoro nelle cave di Carrara, davanti alle tombe dei nemici nel Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa, in una villa semiabbandonata di Bologna dove Pasolini girò gli esterni della sua ultima lugubre profezia, Villa Aldini, che oggi, per napoleonico contrappasso, ospita nell’estenuante e demenziale attesa burocratica i richiedenti asilo. Abbiamo fatto letteralmente a pezzi questa tragedia provando a leggerla come una mappa cifrata della storia del nostro paese: una storia di lavoro, di segreti di stato, di stragi, di lotta, di umiliazione, di dignità. Una ricognizione che, a partire da tutti questi elementi, è stato un viaggio a ritroso ma anche un viaggio nelle tragedie in atto nella nostra società: tutto questo teatro ci sia utile per attraversare il dolore e per tessere nuove relazioni. Siamo consapevoli che la nostra ansia di futuro continuerà ad essere una grande pazienza.
PILADE/MONTAGNE Montesole - Monte Battaglia
PILADE/PASOLINI Volterra Montecatini - Rocca Sillana
PILADE/PASOLINI Volterra Salina
PILADE/PASOLINI Volterra Fumarole
PILADE/PASOLINI al Passo della Futa
PILADE/PARLAMENTO Bologna Villa Aldini
PILADE/PASOLINI Poligono di tiro - Pensilina Nervi
“Incompiuto” il lavoro di Archivio Zeta è ora un libro
PILADE/PASOLINI | Massimo Marino | 20/08/2016 | Corriere delle Sera Bologna
Macerie Pasolini
PILADE/PASOLINI | Simone Nebbia | 19/11/2015 | Teatro e Critica
Note sul Pilade di Pasolini a margine della maratona
PILADE/PASOLINI | Maddalena Giovannelli | 14/11/2015 | Stratagemmi
Una pura e semplice incertezza
PILADE/PASOLINI | Elena Pirazzoli | 11/11/2015 | La rivista Il Mulino
Teatro Pasolini
PILADE/PASOLINI | Massimo Marino | 07/11/2015 | Doppiozero
Pasolini a Bologna. Conversazione con Archivio Zeta e Rossella Menna
PILADE/PASOLINI | Michele Pascarella | 25/10/2015 | Artribune
Ricucire pezzi di storia
PILADE/PASOLINI | Serena Terranova | 14/10/2015 | Altrevelocità
Parlamento di migranti
PILADE/PASOLINI | Claudio Cumani | 11/09/2015 | Il Resto del Carlino
La tragedia (greca) dei profughi che a Villa Aldini diventano attori
PILADE/PASOLINI | Beppe Persichella | 11/09/2015 | Corriere della sera – Bologna
Pilade parte II: Archivio Zeta oltre la Ragione. Dalla Futa alle tappe bolognesi
PILADE/PASOLINI | Renzo Francabandera | 10/09/2015 | PAC
Archivio Zeta, Pasolini nostro rivoluzionario
PILADE/PASOLINI | Matteo Brighenti | 08/09/2015 | PAC
Dramma pasoliniano in quattro mosse
PILADE/PASOLINI | Tommaso Chimenti | 21/08/2015 | Il Fatto quotidiano
Pilade/Boscocimitero: il terzo atto di Archivio Zeta sull’opera di Pasolini
PILADE/PASOLINI | Giulia Focardi | 15/08/2015 | Recensito
Pilade e la forza del passato
PILADE/PASOLINI | Massimo Marino | 14/08/2015 | Left
Pilade al Cimitero Militare Germanico della Futa
PILADE/PASOLINI | Massimo Marino | 09/08/2015 | Corriere di Bologna / BOblog
Piove sale sulla voce di Pasolini
PILADE/PASOLINI | Rodolfo di Giammarco | 01/08/2015 | La Repubblica
Saline di Volterra, la nuova Argo
PILADE/PASOLINI | Laura Sestini | 30/07/2015 | Persiinsala
Archivio Zeta/Campo dei Rivoluzionari
PILADE/PASOLINI | Rai Toscana | 24/07/2015 | TG3
audiointervista su Pilade
PILADE/PASOLINI | Rodolfo Sacchettini | 14/07/2015 | Altrevelocità e Rete Toscana Classica
Archivio Zeta: Pilade nella fabbrica di sale
PILADE/PASOLINI | Massimo Marino | 14/07/2015 | Corriere di Bologna / BOblog
Archivio Zeta: Pilade di Pasolini nei luoghi della Resistenza – Il Teatro di Radio3
PILADE/PASOLINI | Laura Palmieri | 24/04/2015 | Radio Tre