Logos/La Ferita
Rapsodia per Volterra
Giordano Bruno - Leonardo Da Vinci - Vincenzo Consolo
Abbiamo coinvolto i cittadini di Volterra come rapsodi (letteralmente coloro che cuciono insieme) in una azione teatrale LOGOS con l’obiettivo di cucire o ricucire rapporti e relazioni tra le persone e la città.
drammaturgia e regia Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti
partitura sonora Patrizio Barontini
un progetto di teatro collettivo ispirato a Legarsi alla Montagna di Maria Lai
testi Giordano Bruno / Leonardo da Vinci / Vincenzo Consolo
in collaborazione con VolterraTeatro Festival
Tutto nella creazione è sottoposto al metodo, compresi i punti di intersezione fra questo e l’altro mondo. Questo vuol significare il termine logos, il quale vuol dire relazione, ancor più che parola.
Simone Weil – La prima radice
L’arte è sempre logos, fedele alla sua etimologia, quel leg- comune al greco e al latino, il cui senso originario è riunire, cogliere, scegliere che evoca allo stesso tempo l’idea di legare, di unire. Rapsodia è cucire insieme le parole. Rapsodia per ricucire le relazioni, tessere i rapporti, annodare Volterra. Legarsi alla città ferita.
Armando Punzo, direttore artistico di VolterraTeatro Festival, ci ha chiamato per gettare le basi di un grande progetto artistico collettivo pensato per la ventottesima edizione del festival.
A partire dalla tragedia dei crolli delle mura medievali, l’edizione 2014, infatti, si propone di riflettere sull’idea di “Ferita”. Oltre la ferita visibile della terra, per avvicinarsi a quella umana, intima; alla ferita di una città che ha bisogno di ricucire le relazioni, di ripensarsi e ricostruirsi in quanto comunità.
Una ferita profonda eppure luminosa, da immaginare come occasione per rendere visibile il punto di rottura, per stillare dal dolore una bellezza intensa, per trasformare la debolezza in una grandissima forza.
Abbiamo coinvolto i cittadini di Volterra come rapsodi (letteralmente coloro che cuciono insieme) in una azione teatrale LOGOS con l’obiettivo di cucire o ricucire rapporti e relazioni tra le persone e la città.
A partire dalla frana che recentemente ha ferito la città, abbiamo pensato di riferirci all’opera Legarsi alla montagna di Maria Lai, opera d’arte del 1981 che coinvolse l’intero paese di Ulassai in Sardegna.
Maria Lai chiese a tutti i cittadini di partecipare attivamente legando la propria casa alle altre e poi tutte le case alla montagna con un lungo nastro celeste che percorreva tutto il paese. L’importanza di questo gesto è legato al rapporto di amore e odio che la comunità ha avuto da sempre con la montagna, montagna che frana e porta paura.
Le mura franate di Volterra ci hanno portato a pensare di poter citare quest’opera affinchè i cittadini riannodassero, con un gesto semplice e antico, i fili della memoria e del dolore, i rapporti con la terra e con i luoghi della città.
Proprio come Maria Lai abbiamo utilizzato dei nastri di stoffa per legare la città, coinvolgendo cittadini e spettatori in un rito collettivo, all’ora del tramonto. Come se la città fosse diventata un labirinto e il nastro un segno di salvezza, il filo rosso di Teseo e Arianna, abbiamo tracciato un percorso, abbiamo annodato geometrie.
Parte del lavoro è stata la costituzione di un laboratorio aperto a tutti i cittadini in cui abbiamo lavorato su testi di Giordano Bruno, Leonardo da Vinci e Vincenzo Consolo. Come cori della tragedia greca hanno accompagnato il legare e il tendere i nastri per le vie della città.
Galleria foto
Riprese: Daniele Papini (drone), Lavinia Baroni
Montaggio: Lavinia Baroni
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