ANTIGONE / NACHT UND NEBEL
drammaturgia e regia Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
con Gianluca Guidotti, Enrica Sangiovanni, Antonia e Elio Guidotti, Francesco Fedele, Carolina Giudice, Alfredo Puccetti, Andrea Sangiovanni
partitura sonora Patrizio Barontini
elementi scenografici Francesco Fedele
tecnica e invenzioni Andrea Sangiovanni
coreografie Carolina Giudice
sartoria Made in Tina
conflagrazioni poetiche Angela Tognolini
voci del Coro Alessandro Barontini, Antonia e Elio Guidotti
assistenza Giulia Piazza
organizzazione Martina Bubba
foto di scena Franco Guardascione
produzione Archivio Zeta 2018
con il contributo di
In occasione del nostro quindicesimo anno di creazione artistica al Futa Pass e in attesa di celebrare il prossimo anno il cinquantesimo anniversario della costruzione del Cimitero (che fu inaugurato nel 1969) abbiamo deciso di (ri)lavorare su Antigone, che avevamo già allestito nel 2006. Perché? Innanzitutto perché quello spettacolo ci cambiò la vita, nel senso che rese il ciclo di rappresentazioni estive alla Futa un ampio rito culturale. E poi perché sono passati molti anni e noi abbiamo accumulato tanto antigonismo: a partire dal lavoro fatto a Monte Sole su Antigone, gli Atti della Costituente e la proposta di Giuseppe Dossetti sul diritto/dovere di resistenza, fino all’8 marzo di quest’anno con Verso Antigone su testi di diverse autrici del ‘900 alla Ex chiesa di San Mattia di Bologna.
Non è una ripresa dello spettacolo del 2006 ma un nuovo lavoro surplace, una ricognizione, allo scopo di misurare le metamorfosi a cui ci costringono tempo e distanza e soprattutto allo scopo di studiare una nuova rotta: Antigone ci sembrava la postura giusta per questo doppio movimento, sospeso appunto ma anche rivolto in avanti. Nel frattempo il Cimitero è entrato nel nostro codice genetico non solo per la geometrica violenza che impone la riflessione morale sul quel buco nero della storia ma soprattutto perché tutto il deposito di parole da noi pronunciate e gesti eseguiti e partiture imbastite e rituali ripetuti hanno fatto di questo luogo il nostro sguardo sul mondo: la responsabilità, l’arte, la politica, l’architettura, la memoria, la natura, la giustizia, la pietà, la verità, la legge, la poesia, la filosofia, la coerenza, il dolore, la resistenza, la disubbidienza, la solitudine, l’umiliazione, la notte e la nebbia.
Da questo vocabolario ripartiamo quest’anno, perché Antigone è mare interiore le cui ondate si infrangono in questo mare nostro rosso sangue dove non ci potrà più essere sepoltura e la peste contamina la terra ferma. Data questa tragica sconfitta della nostra epoca e della nostra generazione, il gesto di Antigone, il suo coraggio disinteressato, la sua durissima presa di posizione, inalterabile, inscalfibile, ci sembra oggi un valido insegnamento: da convalidare negli accenti sulle parole, nel respiro del vento e della luce, nell’inclinazione etica sottesa ad ogni scelta. In questo senso va il sotto/titolo, che è indizio di scrittura, sovrimpressione, manomissione: nacht und nebel – certo come Nuit et brouillard di Alain Resnais, documentario sui lager, sulla base di uno scritto di Jean Cayrol – come la locuzione che definiva i prigionieri politici della Germania nazista che durante la seconda guerra mondiale venivano condannati a morte, ma che erano ancora in attesa di esecuzione – come il Decreto Notte e Nebbia, che Adolf Hitler emanò il 7 dicembre 1941, un beffardo eufemismo che trasse dall’opera L’oro del Reno di Richard Wagner dove il personaggio di Alberich, indossato l’elmo magico, si trasformava in colonna di fumo e spariva cantando “Nacht und Nebel, niemand gleich”, “Notte e Nebbia, (non c’è) più nessuno”. Gli oppositori dovevano essere fermati e fatti scomparire “nella notte e nella nebbia”, diceva testualmente Hitler. Su applicazione del decreto, tutte le persone rappresentanti un pericolo per la sicurezza, sabotatori e resistenti, vennero deportate e sparirono nel segreto assoluto, costretti a indossare un’uniforme con la sigla N.N. (Nacht und Nebel). Da queste terribili fantasticherie wagneriane si insinua in noi l’urgenza di riconoscere ad Antigone lo statuto di prigioniero politico che viene fatto annegare da Creonte, come N.N., nella notte e nella nebbia della storia. Questo naufragare produce sconcerto ma anche pura commozione e tanta rabbia. E un vuoto politico. Antigone invece è una donna che mostra come si è caduti si cade e si cadrà sempre lottando e mostrando questa ingenuità, questa vocazione, dimostra la bellezza irrinunciabile della rivolta che si afferma attraverso la grazia del gesto e il peso delle parole.
Chiudiamo queste riflessioni che vorremmo vi accompagnassero anche dopo la visione dello spettacolo con un’altra donna antigonista: Germaine Tillion, la straordinaria etnologa che in Francia si impegnò subito fra le file della Resistenza, arrestata nel 1942, deportata a Ravensbrück nel ’43, come prigioniera politica, triangolo rosso e quindi N.N., e che un giorno ebbe a dire: resistenza per me significa dire di no e dire di no è un’affermazione. No, questa volta non facciamo Antigone, facciamo Antigone / nacht und nebel.
glg/es
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