Antigone
di Sofocle
Questa trilogia insiste sulla sepoltura del nemico come specchio della nostra identità. L’attualità ci ributta i pezzi di tanta mitologia con brutalità, con cinica volgarità.
regia Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
con Enrica Sangiovanni, Giulia Baracani, Luciano Ardiccioni, Alfredo Puccetti, Gilberto Colla, Andrea Sangiovanni, Gianluca Guidotti, Franco Belli, Niccolò Livi
produzione Archivio Zeta 2006
Potendo, si sarebbe fatto volentieri a meno di tanta mitologia… dice Cesare Pavese, ancora una volta tirato in ballo per questa trilogia, nell’epilogo che abbiamo scelto di dire a chiusura dell’intera trilogia. In realtà non un epilogo ma una meravigliosa riflessione sul lavoro che abbiamo tentato in questi anni. Eppure non possiamo fare a meno di scavare con la zappa e con la vanga, di cercare in questo fertile terreno infinito. Non possiamo proprio scansare, evitare Eschilo e Sofocle, nostri contemporanei, nostri posteri, perché tanta mitologia è il nostro codice genetico e la sua lettura o decodificazione o possibile interpretazione ti conduce ancora e sempre a nuova ricerca, a nuova riflessione. Anche se non abbiamo nulla in comune con gli sperimentatori, gli avventurieri, siamo usciti cambiati da questo viaggio, da queste prove in montagna: la nostra voce, il nostro modo di respirare, il nostro sole.
Dopo I Persiani di Eschilo, tragedia dei vinti, di scontro di civiltà e Sette contro Tebe di Eschilo, tragedia dei fratelli, di guerra civile, lavoriamo su Antigone di Sofocle, tragedia del potere, delle leggi non scritte.
Il Cimitero ci propone lo spazio meglio e più concretamente del teatro di Dioniso di Atene, modifica lo sguardo e nello stesso tempo impone la sua regola, il suo tragico controcampo. Questa trilogia insiste sulla sepoltura del nemico come specchio della nostra identità. L’attualità ci ributta i pezzi di tanta mitologia con brutalità, con cinica volgarità. Eschilo, Sofocle sono sempre avanti, sono sempre i primi a insegnare il pensiero, le idee. E Pavese accelera le assonanze, le connessioni. Antigone pone, oggi, questi problemi. Sofocle porta nel teatro della polis uomini e donne che si scontrano, che si interrogano, che si annientano. In Eschilo c’erano i larghi, le cantate, i dies irae, con Sofocle si abbandonano gli spazi poetici assoluti e si entra nelle acque mobili di un primitivo umanesimo: si producono i contrasti, i combattimenti, le antinomie. Siamo in un dopoguerra e Creonte è il nuovo capo: ha imposto come primo articolo a questa strana Costituente una legge di empietà. Da qui si genera la tragedia, il processo. Sofocle sembra porre domande, si interroga su tutti i modi di essere che porta sulla scena. Antigone, fuorilegge, con la violenza dell’amore, si impone la fine perché non pone le basi di un disegno di legge, non fa una lotta per scrivere le leggi non scritte, ma si assume il martirio suicida. Ismene è in ritardo, Emone in anticipo. La guardia fa il resoconto per negazioni. Tiresia parla ancora la lingua di Eschilo: questo nuovo mondo non lo comprende più. Il Coro tesse una tela da cui si intravede la mente di Sofocle: non ci sono risposte ma una infaticabile e sublime dialettica. Cerchiamo di rappresentare tutto questo perché crediamo che solo un teatro di Parola, così come è inteso da Pasolini nel suo Manifesto, abbia oggidì ragion d’essere. Il resto è pazienza artigianale: ringraziamo tutti gli attori per la generosità, la dedizione, il rigore e l’amore con cui danno corpo e voce a questo magnifico lascito dell’antichità.
È a questa terra e alla sua memoria che dedichiamo questo progetto.
Galleria foto
Maratona teatrale da sole a sole
TRILOGIATRAGICA | Paolo Guidotti | 23/07/2008 | La Nazione
Eschilo nel cimitero della Futa
TRILOGIATRAGICA | Paolo Guidotti | 31/05/2008 | La Nazione
Tragedie di guerra
TRILOGIATRAGICA | il Manifesto | 08/08/2007 | il Manifesto
Le montagne parlano greco
ANTIGONE | Martina Treu | 31/07/2007 | Hystrio
Sofocle s’è fermato alla Futa
ANTIGONE | Brunella Torresin | 20/07/2007 | La Repubblica