Un sogno di pace tra le tombe dei soldati
11/08/2024
Famiglia Cristiana
Paolo Perazzolo
La montagna incantata – GENERALE
Archiviozeta mette in scena il capolavoro al Cimitero militare germanico della Futa. Così un luogo di morte si trasfigura in luogo della memoria
I luoghi di morte possono tra-sfigurarsi in luoghi della me-moria, se sappiamo ricono-scerli e tenere vivo il monito che, come un sussurro, li attra-versa. Sulla strada che collega Bo-logna e Firenze, al Passo della Futa ci s’imbatte nel Cimitero militare germanico. È il più grande sacrario tedesco in Italia: vi riposano 30.683 soldati tedeschi. Il visitatore si ren-derà conto dopo pochi passi di tro-varsi in un cimitero che non ha nul-la a che vedere con tutti gli altri: un sito bellissimo, in cui architettura e paesaggio si compenetrano invitan-do alla contemplazione. La sommità della collina è avvolta da un muro di arenaria che sale a spirale cre-ando una serie di terrazze, dove, a terra, sono posate le lapidi di Heinrich, Ludwig, Herbert… Al culmine di questo movimento ascensionale svetta una lama, spezzata sì, a evo-care le vite falcidiate, ma comunque protesa verso il cielo.
A concepire questa stupefacen-te opera paesaggistico-architetto-nica fu Dieter Oesterlen (1911-1994) per dare pace eterna a questi uomini, perlopiù giovani (la mag-gior parte aveva fra i 16 e i 30 anni), mandati dalla follia di Hitler a combattere sulla famigerata Li-nea Gotica per bloccare l’avanzata delle forze alleate. Terre di com-battimenti atroci, come ben sape-vano gli abitanti di queste zone, che manifestarono il loro dissenso verso l’edificazione del cimitero. Dissenso che, raccontano le crona-che di allora, cessò il giorno dell’inaugurazione, il 28 giugno 1969, quando dai pullman arrivati dalla Germania scesero 2.000 madri, gli occhi bagnati non solo dalla piog-gia battente di quella giornata, per deporre dopo tanti anni un garofa-no sulla tomba del figlio. Eppure questo luogo straordi-nario fu dimenticato per decenni. Chi da tempo lavora per valoriz-zarlo è Archiviozeta, che dal 2003 vi ambienta i propri spettacoli. «L’abbiamo visitato la prima volta nel 2002, nel cuore i silenzi e le paro-le di Elia Wiesel, l’ebreo sopravvis-suto ad Auschwitz», raccontano Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti. «Fu una folgorazione: avremmo rappresentato qui, fra queste tom-be, i nostri lavori. E la scelta cadde su I Persiani di Eschilo, la tragedia greca che parla dei nemici, dei vin-ti, e di noi in rapporto a loro. Decidemmo di coinvolgere la popola-zione per formare il Coro dei vecchi persiani e aggregammo il Coro delle donne». Fu l’inizio di un percorso che, dopo Eschilo, Sofocle, Kraus, Pasolini, Shakespeare e Dostoevskij, ha visto quest’anno la messa in scena de La montagna incantata di Thomas Mann, preci-samente delle terza e ultima parte, dopo che le prime due erano state presentate nel 2022 e nel 2023 sempre al Passo della Futa e insie-me all’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna a luglio. Perché La montagna incantata? «L’occasione è il centenario della pubblicazio-ne», spiegano Sangiovanni e Gui-dotti, «le motivazioni interiori han-no a che fare con i grandi temi che vi vengono affrontati, in particolare quello della malattia e della guerra, così drammaticamente presenti nella nostra realtà attuale«. Ecco dunque un potente cortocircuito temporale: il racconto dell’ascensione verso il sanatorio di Hans Castorp, protagonista del roman-zo, che si conclude con la discesa agli inferi della Prima guerra mon-diale, rivive nel sacrario dove ripo-sano migliaia di soldati mandati a morire nel 1944-45. Al centenario dell’opera di Mann si aggiungano altri due anniversari: il bombarda-mento di Firenzuola del 12 settem-bre 1944, e l’inizio della Prima guerra mondiale, il 28 luglio 1914.
Lo spettacolo sí snoda in una serie di scene di grande impatto emotivo, cinematografiche nella dinamica e accompagnate da mu-siche suggestive, la cui forza viene amplificata dal contesto naturale e architettonico. Gli spettatori seguo-no come pellegrini la compagnia de-gli attori guidata dai due registi, ri-percorrendo simbolicamente, dalla sommità verso il basso, la discesa agli inferi di Hans. Un’esperienza unica, che si ripeterà fino al 18 agosto e verrà proposta, ricompo-nendo le tre parti, il 22 e 23 marzo 2025 all’Arena del sole di Bologna. E da questo luogo incantato si sprigiona un grido di pace contro quella che Mann definiva la •feb-bre maligna• che non smette di contagiare il mondo.
Fondata nel 1999 da Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni, l’associazione culturale Archiviozeta (www. archiviozeta.eu) si concentra sulla memoria umana, nella convinzione che «il futuro ha un cuore antico». Nel 2002 ha avviato un’intensa collaborazione con Firenzuola. Si occupa anche di cinema documentario. Per approfondire il lavoro della compagnia al Cimitero della Futa si può consultare il saggio Teatro di Marte (Archiviozeta).
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