Il cimitero incantato
09/08/2024
l'Espresso
Francesca De Sanctis
La montagna incantata – GENERALE
Il luogo è uno di quelli che non si dimenticano facilmente: un muro a forma di spirale che sale avvolgendo la montagna, sui cui pendii sono allineate le lapidi di oltre 30mila soldati tedeschi caduti sulla linea Gotica. È il Cimitero militare germanico, il più grande sacrario della Seconda guerra mondiale, e si trova a mille metri d’altezza, sul passo della Futa. Proprio lì, dove Io sguardo si perde verso l’infinito, la compagnia Archivio Zeta allestisce i suoi spettacoli utilizzando l’architettura del cimitero come una “scenografia di senso”. E così accade anche per `La montagna incantata”, una riscrittura del romanzo di Thomas Mann pubblicato esattamente cento anni fa. È proprio lo scrittore tedesco (qui interpretato da Andrea Maffetti) ad accogliere gli spettatori giunti fin lassù per assistere alla terza e ultima parte di un viaggio partito dagli spazi dell’Ala monumentale dell’Istituto Ortopedico Rizzoli. Un ospedale e una montagna, dunque, per un progetto che ci parla di malattia e di guerra, di società in crisi e di libertà, in un evidente gioco di specchi tra passato e presente.
Le vicende narrate da Mann sono ambiente in un sanatorio tra le montagne svizzere, dove il giovane ingegnere di Amburgo, Hans Castorp (qui interpretato da Giacomo Tamburini), resta per sette anni. Lì incontra diversi personaggi, dall’italiano Settembrini (Gianluca Guidotti) al gesuita Leo Naphta (Giuseppe Losacco), che durante il percorso, iniziato dalla cima del Cimitero, vediamo sfidarsi a duello. Tappa dopo tappa, si scende a valle. La Grande guerra infuria e Hans è costretto a lasciare la sua montagna. Ma i personaggi (nel cast anche Enrica Sangiovanni, Diana Dardi, Pouria Jashn Tirgan, Antonia Guidotti) in qualche modo restano lì tra gli alberi intrisi di memoria. Indossano le maschere di Enrica Sangiovanni, ispirate a quelle che realizzò la scultrice Anna Coleman Ladd per cancellare i segni della guerra dai volti dei soldati. Uno spettacolo di grande impatto, da guardare respirando a pieni polmoni e con piedi nudi nell’erba.
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