Fantascienza e intuizioni il Primo Levi sconosciuto
09/11/2017
Corriere di Bologna
Massimo Marino
Vizio di forma
Fantascienza e intuizioni
il Primo Levi sconosciuto
Archivio Zeta in residenza alle Moline indaga lo scrittore Goffredo Parise, Italo Calvino, Primo Levi.
L’anno scorso Archivio Zeta dedicò una residenza al teatro delle Moline a indagare opere di scrittori che avevano narrato le trasformazioni dell’Italia all’epoca del boom economico e poco dopo.
In precedenza la compagnia bolognese aveva a lungo esplorato il Pilade di Pasolini, rappresentandolo al Cimitero militare germanico della Futa e in vari luoghi della città.
Quest’anno Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti tornano alle Moline per indagare il Levi meno conosciuto, in un vero e proprio «Cantiere Primo Levi» che prevede incontri con giornalisti, critici e studiosi dello scrittore torinese.
Portano in scena, con le musiche di Patrizio Barontìni, il racconto Procacciatori d’affari, fratto da Vizio di forma, raccolta pubblicata per la prima volta nel 1971 da Einaudi, arricchito da spunti tratti da altri luoghi dell’opera dell’autore. Si potrà vedere lungo l’arco di un mese in tre periodi: da stasera al 12 e dal 23 al 26 novembre, dal 7 al 10 dicembre. La compagnia riserverà anche alcune matinée alla rappresentazione della Zona grigia, sempre di Levi, per le scuole.
Enrica Sangiovanni ci fa da guida: «Sono novelle diciamo di fantascienza, e in questa veste Levi è poco noto, relegato come è stato a testimone della memoria. Invece è molto interessante: ha avuto intuizioni sul nostro presente, sullo sfruttamento del pianeta, sul degrado dell’ambiente, su certe derive deU’umanità, sul fascismo di ritorno. Ha immaginato situazioni surreali e tale e il nostro spettacolo».
Alcuni funzionari propongono a un’anima sospesa in un mondo che sembra perfetto di prendere corpo in quel bel pianeta che è la terra. Mostrano un campionario di tipi rassicurante. Ma a poco a poco il «nascituro» capisce che dietto la reclame si aprono crepe, «vizi di forma»: «Si muore di fame, di razzismo, di ingiustizie. Erano testi abbastanza famosi all’epoca, soggetti per sceneggiati Rai… Non è un caso che siano dimenticati».
Quella di Archivio Zeta per gli scrittori di quel periodo è una vera passione: «Era un momento di fermenti politici, intomo al 1968. Erano tempi meno cinici di adesso, più idealisti. La generazione uscita dalla guerra provava a guardare avanti. Levi parla dell’affacciarsi di un partito ambientalista.
Furono anni cruciali per l’Italia, pieni di temi emergenti, ancora non risolti». Lo spettacolo si colloca in un disegno più generale intitolato «Areadibrocà», con riferimento al luogo del cervello dove si formano le parole per esprimere sensazioni, sentimenti, visioni inteUettuali e d’arte.
Massimo Marino
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Il lavoro si potrà vedere lungo l’arco di un mese: da stasera al 12 e dal 23 al 26 novembre, dal 7 al 10 dicembre. La compagnia riserverà anche matinée alla rappresentazione della Zona grigia, sempre di Levi, per le scuole
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