PROSSIMO PASSATO
una breccia nel tessuto del tempo
8 - 15 - 22 - 29 novembre 2024 ore 17 - ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA
Celebrazioni per i 150 anni dell’Archivio di Stato di Bologna
ingresso gratuito, posti limitati
ritrovo sotto il Voltone del Podestà, Piazza Maggiore, Bologna
Vista l’esigua quantità di posti disponibili vi preghiamo di prenotare solo se si è certi di poter partecipare. In caso di disdetta vi chiediamo di comunicarlo almeno 24h prima a prenotazioni@archiviozeta.eu
Il percorso si svolge all’interno dell’Archivio e presenta barriere architettoniche, quindi purtroppo non è adatto a persone con difficoltà motorie.
PROSSIMO PASSATO
una breccia nel tessuto del tempo
azione teatrale itinerante
drammaturgia e regia Gianluca Guidotti, Enrica Sangiovanni
basato sulla ricerca di Adriano Prosperi Dare l’anima – Storia di un infanticidio, Einaudi, 2005
intrecciato con i fili delle ricerche di Ottavia Niccoli e Marija Stepanova
consulenza scientifica e ricerche d’archivio Alida Caramagno e Federica Cavina
partitura musicale Patrizio Barontini
con Diana Dardi, Gianluca Guidotti, Giuseppe Losacco, Andrea Maffetti, Enrica Sangiovanni
e con la partecipazione in video di Adriano Prosperi
riprese e montaggio video Andrea Sangiovanni
grafica nonsinaviga
produzione archiviozeta e Archivio di Stato di Bologna
Regione Emilia-Romagna Comune di Bologna
ringraziamenti: Simone Marchesani (Archivio Generale Arcivescovile di Bologna), Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna, Eleonora Castagna e Rita De Tata (Archivio di Stato di Bologna)
L’Archivio non sceglie, tenta di ricordare tutti. Il volume del vissuto degli altri e il loro numero è più di quanto possa essere tenuto a mente. Volti rimossi della storia umana, cancellati da tutti i conti e privati d’ogni diritto, tranne che di quello a un documento, un’iscrizione, una lettera. I morti circondano la nostra vita quotidiana come flutti. A volte si fanno più visibili del solito. La storia è dispersa in vari fondi con numeri di inventario e ben poche didascalie; ma piano piano, come il dorso di un grande pesce dalle profondità del lago, comincia ad affiorare il profilo di una possibile ricerca.
Marija Stepanova, Memoria della memoria, Bompiani, 2020
Questa storia pone un problema moralmente inquietante, tale che chi la considera non può minimamente godere della distanza temporale come della riva sicura da cui si guarda un naufragio lontano. La vita di una donna si intreccia qui con quella del figlio da lei concepito, partorito e ucciso. La vita e la morte del figlio derivano da lei e su di lei reagiscono in un legame indissolubile, di cui è parte essenziale la violenza fatta e subita.
Adriano Prosperi, Dare l’anima, Einaudi, 2005
archiviozeta all’Archivio di Stato di Bologna. Archivio nell’archivio, memoria della memoria.
Dalla Piazza dei poteri siamo spinti a penetrare in archivio, nel labirinto inestricabile di carte che restano a testimoniare e che costituiscono la materia inafferrabile del passato; tra chilometri di scaffali, deposito fittissimo e tangibile della Storia della città.
Alla ricerca di un volto, tra gli infiniti possibili, ci imbattiamo, grazie alla guida e alla saggezza commovente di Adriano Prosperi, nel processo a Lucia Cremonini, nella vita di una donna che si intreccia con quella del figlio da lei concepito, partorito e ucciso: un legame indissolubile di cui è parte essenziale la violenza fatta e subita.
Siamo a Bologna nel 1709 e la storia di un infanticidio ci precipita in un gorgo di parole, immagini, riflessioni in cui rispecchiarci. Sentiamo la viva voce della paura, entriamo in quelle misere stanze, percorriamo le strade senza via d’uscita delle carte processuali. Ecco gli attori di questa vicenda: un prete che usa violenza e poi scompare, una semplice ragazza e poi le figure del potere, allora rapidissimo e implacabile nel fare Giustizia.
Siamo qui nel 2024 a combattere per il corpo delle donne, sgomenti davanti a quotidiane violenze e a nuovi inconcepibili infanticidi. Sotto le forche dimenticate, qui dove nessuno sa che sono state uccise centinaia di persone, nella città sorda e distratta, sulla soglia del tempo, si può ascoltare il respiro della sofferenza, del dolore, del sopruso, il corteo di tutti coloro che hanno pagato con la vita, che hanno dato l’anima, oppressi dalle dinamiche in cui si sono trovati ad agire e reagire.
Vorremmo abbracciare le ombre, mossi dalla pietà ma siamo risospinti a fare i conti con le secche della nostra realtà.
Con questa azione teatrale vorremmo contribuire a dare voce a chi non l’ha mai avuta, aprire una breccia nel tessuto del tempo.
Archivio nell’archivio, luogo non giurisdizionale dove due zeta si sono continuamente intrecciate: la zeta di ζωή (zoé) – la vita – e quella di Zeit (zait) – il tempo.