Montagna Incantata, il capolavoro di Mann fra i sepolcri secondo Archivio Zeta

Paola Naldi | 27/07/2023 | La Repubblica

“Torniamo in un luogo che ci è molto caro e che induce a riflettere sui conflitti”

La compagnia teatrale bologne­se torna al Cimitero di Guerra Germanico sul passo della Futa per mettere in scena un grande classico della letteratura o del teatro, una esperienza consolida­ta ormai da vent’anni di lavoro. oggi l’appuntamento si rinnova con un nuovo spettacolo tratto da “La montagna incantata” di Thomas Mann, seconda parte di un progetto triennale che si concluderà nel 2024, quando si fe­steggeranno i 100 anni dalla prima pubblicazione del romanzo. Lo si potrà vedere da oggi a do­menica e poi dal 4 al 20 agosto, sempre alle 17.30, interpretato da Enrica Sangiovanni e Gianlu­ca Guidotti, fondatori della com­pagnia, insieme ad altri sei giova­ni attori.

«Ritorniamo in un luogo che per noi è caro non solo per la sua bellezza ma perché ci offre la possibilità di portare avanti nuo­ve riflessioni sulla storia e sulla memoria – spiega Sangiovanni -Veniamo in questo luogo per in­terrogarci su chi siamo oggi e coinvolgiamo il pubblico in que­sta domanda, partendo dal pas­sato. In diverse occasioni abbia­mo organizzato iniziative che collegassero il Cimitero della Fu­ta a Monte Sole».

E proprio partendo dalla Sto­ria ci si immergerà nello spetta­colo che riporta al Sanatorio di Berghof dove il giovane Hans Ca­storp nel romanzo è ricoverato. La prima parte del progetto, l’an­no scorso, si era interrotta alla “Notte di Valpurga”, l’episodio che chiude il quinto capitolo del libro.

«Riprendiamo da quell’episo­dio e raccontiamo i sette anni di degenza di Castorp. Sono anni di reclusione ma grazie all’incon­tro con un personaggio incredibi­le, quale è Lodovico Settembrini, per il giovane diventano occasio­ne di studio – sottolinea Gianlu­ca Guidotti – Questo ingegnere destinato a lavorare nelle fabbri­che di Amburgo è bloccato in ci­ma alla montagna ma scopre che questa segregazione è una porta sulla conoscenza. Ripartiamo da un’attesa in cui ci si interroga su che cos’è il tempo».

In un succedersi di dialoghi e scene corali si seguirà il giovane nell’incontro con altre due perso­naggi: il gesuita Leo Naphta e il magnate Pieter Peeperkorn. E co­sì come il romanzo arriverà ad af­facciarsi alla Grande Guerra, le vicende di Hans Castorp ricorda­no che anche noi oggi ci trovia­mo in un’Europa sul baratro di una guerra.

Ma si continuerà a parlare di Storia anche grazie a una serie di visite guidate al sacrario che anti­cipano lo spettacolo, curate da Archivio Zeta insieme all’Istituto storico di Modena e condotte da Elena Pirazzoli. La prima sarà do­mani alle 16 (gratuita, prenotazio­ne a segreteria@istitutostori­co.com).

«Fin dal nostro primo incontro con il Cimitero della Futa ci sia­mo interrogati sul significato sto­rico di questo luogo, un lavoro che è stato apprezzato dal nuovo direttore del “Volksbund Deu­tsche KriegsgUerfiirsorge”, l’ente tedesco che gestisce i sa­crari di guerra germanici in Euro­pa – sorride Enrica Sangiovanni -Iniziamo con lui un nuovo dialo­go per progetti di valorizzazione del cimitero che si svolgeranno non solo in estate, ma nel corso di tutto l’anno». Archiviando co­sì definitivamente una piccola querelle accaduta nel 2020 quan­do l’istituto tedesco negò di pun­to in bianco ad Archivio Zeta lo svolgimento degli spettacoli alla Futa, adducendo misure di sicu­rezza anti-Covid che suscitarono non poche perplessità nella com­pagnia e anche fra il pubblico.