“LA MONTAGNA INCANTATA” CI ASPETTA AL PASSO DELLA FUTA

Saul Stucchi | 23/07/2022 | ALIBI ONLINE

“L’ALIBI della domenica” è dedicato allo spettacolo “La montagna incantata” di Archivio Zeta.

“Sono più curioso di prima” ho detto a Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti di Archivio Zeta alla conclusione dell’intervista che state per leggere. Li ho sentiti al telefono qualche giorno fa per avere informazioni sul loro spettacolo “La montagna incantata”, liberamente tratto dal romanzo di Thomas Mann.

Debutterà al Cimitero Militare Germanico al Passo della Futa (Firenzuola) il 29 luglio, con repliche fino al 21 agosto, sempre alle ore 18.00. La prenotazione è obbligatoria. Trovate tutte le informazioni in calce.

Una scena dello spettacolo "La montagna incantata" al Passo della Futa

Il quando e il dove, dunque, sono e mi erano noti. Volevo invece capire meglio il chi, il come e soprattutto il perché di questa loro scelta e proprio dall’ultima domanda è partita la nostra chiacchierata. Ha preso la parola Gianluca, spiegando che al momento non sanno ancora con precisione come si articolerà il triennio dedicato alla “Montagna incantata”.

Sanno che quest’anno arriveranno alla metà esatta del romanzo, stabilita dallo stesso Mann. Dopo il lungo dialogo in francese – che loro renderanno in parte in italiano – tra Madame Chauchat e il protagonista Hans Castorp, lei parte per tornare nelle terre basse, nel natio Daghestan. Arriveranno dunque fino alla notte di Valpurga. Questa è la prima parte.

Ci sarà sicuramente una seconda ma ora non sanno se sarà l’ultima. Comunque quello a cui stanno lavorando è un progetto triennale. Potrebbe essere che nel 2024, in occasione del centenario della pubblicazione del romanzo, uniscano le due parti in una versione “maratona”.

PERCHÉ

Ma perché affrontare la “Montagna incantata”? Molteplici sono i motivi che spiegano la scelta, ha proseguito Guidotti. Derivano prima di tutto dalla lunga frequentazione con la Futa. L’anno prossimo saranno 20 anni che la compagnia lavora in quella che a tutti gli effetti è diventata la loro “Montagna incantata”.

In montagna Castorp c’è rimasto sette anni, loro invece ci sono da quasi venti! C’è dunque un dato autobiografico alla base della scelta e poi c’è la rilettura di un romanzo che li ha sconvolti negli ultimi anni, tanto da sembrar loro quanto di più adatto a questi tempi di lockdown, malattie polmonari, relazioni con i medici, paura del presente…

Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti in un momento delle prove dello spettacolo "La montagna incantata" al Passo della Futa
Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti

Dunque uno spettacolo di grande attualità ma senza alcuna attualizzazione, né ossessiva ricerca filologica: nessun riferimento alla Belle Époque. Lo spettacolo si volge in un’epoca astratta, ma molto concreta che potrebbe ricordare certi luoghi della sanità e del controllo dei pazienti e dei cittadini tout court.

Infine è anche uno spettacolo paradossale perché, come definiva il romanzo lo stesso Mann, è una sorta di dramma satiresco. L’autore l’avrebbe voluto a completamento della tragedia che doveva essere “La morte a Venezia”, ma poi si è lasciato prendere la mano fino a superare le mille pagine. Ma in questo testo meraviglioso c’è anche una vena satirica e comica.

Nei loro spettacoli non parlano mai della Seconda guerra mondiale, ha proseguito Gianluca. Tanto meno in questo, tratto da un romanzo scritto a cavallo tra i due conflitti e ambientato alla vigilia della Grande Guerra. È inquietante perché pone dei temi sia a livello di politica internazionale che di analisi di quella che Settembrini definirebbe la “sociologia delle sofferenze”, tutte quelle sofferenze che l’Europa avrebbe attraversato nel Novecento.

IL TEMPO

A questo punto è intervenuta Enrica per aggiungere una considerazione. Un altro aspetto che li ha “stregati” e da cui sono rimasti “incantati” è la questione del tempo. All’interno del romanzo, fin da subito, Castorp – che arriva da Amburgo – ha tempi frenetici. Ma una delle prime cose di cui l’avverte il cugino Joachim è che al sanatorio “manipolano il tempo”. Lì il tempo si dilata e si restringe a seconda delle occasioni.

Una scena dello spettacolo "La montagna incantata" al Cimitero Militare Germanico al Passo della Futa

Nello spettacolo Enrica e Gianluca hanno dato ampio spazio a tutte le riflessioni sul tempo, per esempio i famosi sette minuti che servono per provare la febbre. La questione del tempo è fondamentale. Nel frattempo, è il caso di dire, io ripensavo all’importanza del tempo nella tetralogia di “Giuseppe e i suoi fratelli”, dove il tempo è declinato di volta in volta come paura e speranza, attesa e consapevolezza di vivere al momento la tappa di un ciclo eterno, inarrestabile…

“Anche noi – ha aggiunto Enrica – l’abbiamo sperimentato. Quando ci sono stati i lockdown ci siamo fermati. Abbiamo avuto tutti una percezione differente del passaggio del tempo. I giorni sembravano tutti uguali”, ovvero la stessa considerazione che esprimono i giovani nel sanatorio della “Montagna incantata”.

COME

“È stato difficilissimo tagliare”. Enrica ha confessato che avrebbero voluto tenere tutto quello che Mann racconta nelle prime cinquecento pagine del romanzo… Ma come sono riusciti a organizzare un materiale così vasto? Hanno dato un ampio spazio all’inizio, alla partenza del protagonista da Amburgo. C’è una bella descrizione della salita in montagna che verrà mantenuta: dalla biglietteria del Cimitero Militare Germanico ci sarà proprio questa salita, accompagnati dal trenino a scartamento ridotto. Poi si sale verso l’alta montagna, dove l’aria diventa più rarefatta, e si arriva davanti al Berghof.

Lì hanno lasciato largo spazio alle apparizioni di alcuni personaggi che a loro due sono sembrati più interessanti e più simbolici. Enrica cita l’Associazione Polmone Unico, i medici Behrens e Krokowski, la signora “Tous-les-deux”, la madre che ha perso entrambi i figli al sanatorio, la dottoressa von Mylendonk, la superiora che segue tutto l’andamento della clinica. C’è una sorta di prologo in cui tutti questi personaggi appaiono a Castorp.

Poi hanno dato un grande spazio al rito della sdraio (al che mi è scappata l’esclamazione “Un grande classico!”) e di come ci si infagotta nella coperta. Alla sdraio segue l’entrata in scena di Madame Chauchat. Hanno accorpato in un’unica grande scena tutto quello che succede nella sala da pranzo e nelle aree comuni. C’è ovviamente Settembrini, uno dei personaggi cardine della formazione di Castorp.

Ampio spazio anche alla scena delle lastre, quando vengono fatte le radiografie, e ai medici con i loro punti di vista sul corpo umano e sulla malattia. Si va verso la conclusione con una scena sullo studio che inizia a fare Castorp. Questa scena confluisce direttamente in quella del carnevale, della notte di Valpurga. È su quest’ultimo momento che Enrica ha mantenuto – unica volta in tutta la chiacchierata – il riserbo, preferendo non anticiparmi nulla per conservare intatto l’effetto sorpresa.

INCANTAMENTO

“Che operazione avete fatto sul testo, oltre ovviamente ai tagli?”, ho chiesto allora. Hanno ritradotto alcune parti del romanzo perché volevano tornare alla radice di alcune parole tedesche. Hanno fatto una comparazione di più traduzioni. “Non ci siamo basati sull’ultima traduzione, se questa era la domanda” mi ha detto ridendo Enrica, senza bisogno di nominare il lavoro (secondo me egregio) di Renata Colorni per la collana Meridiani di Mondadori.

“Già la scelta del titolo lascia trasparire qualcosa…” l’ho punzecchiata, riferendomi alla decisione di mantenere il tradizionale “Incantata” rispetto al “Magica” scelto dalla Colorni. “Il titolo è stato il primo oggetto di discussione quando abbiamo preso la decisione di fare questo progetto”, ormai un anno fa.

Per loro “incantamento” è “la” parola, mentre “magia” non restituisce quello che per loro è la Futa: un “incantamento”, appunto. “Incantamento” in italiano significa “sospensione, attesa”“Magia” sembrava a loro un termine riduttivo e impossibile da portare in un’azione, mentre “incanto” è qualcosa che dà la possibilità di far avvenire, di tenere in essere l’azione.

LARGO AI GIOVANI

Per parlare della divisione dei ruoli ha ripreso la parola Gianluca. Mi ha detto che sono molto felici perché hanno una compagnia interamente rinnovata, con attori giovanissimi, alcuni dei quali al loro debutto. La generazione protagonista del romanzo è composta da persone sotto i trent’anni. Questo gruppo di nuovi attori sta lavorando con loro da marzo.

Lui ed Enrica si sono ritagliati i personaggi “maturi” di Settembrini e di Madame Chauchat, mentre la figlia più piccola sarà Hippe nella visione del sogno di Castorp e gli altri due figli altri personaggi all’interno del sanatorio. Sono tutti coinvolti in questa compagnia di una decina di persone.

L’ultima domanda / curiosità ha riguardato la presenza di un violoncellista (Francesco Canfailla) che non esegue soltanto una musica dal vivo: è anche un personaggio che rimanda all’importanza dell’elemento musicale presente in tutto il romanzo. L’interprete non soltanto suona, ma cammina e si muove con il suo strumento. La sua musica dal vivo, poi, interloquisce con una musica elettronica…

Lo confermo: sono più curioso di prima! E voi? “La montagna incantata” ci aspetta al Passo della Futa.

Saul Stucchi

LA MONTAGNA INCANTATA

liberamente tratto dal romanzo di Thomas Mann
drammaturgia e regia Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
partitura musicale Patrizio Barontini
con Diana Dardi, Gianluca Guidotti, Pouria Jashn Tirgan, Giuseppe Losacco, Andrea Maffetti, Enrica Sangiovanni, Giacomo Tamburini
e con la partecipazione di Antonia, Elio e Ida Guidotti
violoncello Francesco Canfailla
costumi les libellules Studio in collaborazione con Elena Fregni
cura delle relazioni Rosalba Ruggeri
tecnica Andrea Sangiovanni
foto di scena Franco Guardascione