La lezione di Ibsen e l’importanza delle minoranze.
Simone Siliani | 04/06/2013 | l'Unità
Simone Siliani
Portate i vostri figli adolescenti a vedere Nemico del Popolo di Henrik Ibsen, messo in scena da Archivio Zeta nello spazio Tebe sopra Firenzuola, nella valle sfregiata dai cantieri dell’alta velocità. Vedrete la loro anima accendersi e fremere in sintonia con una vicenda che parla del nostro tempo.
Non solo perché Archivio Zeta mostra che il caso delle acque inquinate delle terme che il dottor Stockmann vuole rivelare per tutelare la salute dei cittadini e turisti e che gli viene impedito di fare additandolo quale Nemico del Popolo, sia analoga a quella dell’Ilva di Taranto. Ma soprattutto per la critica della dittatura della maggioranza compatta che in quanto tale avrebbe sempre ragione (ma dice Stockmann “la maggioranza ha il potere, purtroppo, non la ragione”) e l’importanza delle minoranze. Questi ragazzi si sentono Nemici del Popolo per la loro vocazione ad aprire la strada a verità misconosciute, a idee nuove e più ardite.
Sentiranno loro la storia di un uomo coerente e coraggioso, ingiustamente accusato dalla maggioranza urlante e manipolata dal potere economico politico e dei media. L’inganno di una democrazia che diventa banale sondaggio e la denuncia della falsa democrazia del “crucifige!” da parte del Nemico del Popolo li toccano. C’è un filo rosso che lega insieme all'”Io so i nomi” di Pasolini a “Massa e potere” di canetti fino ai nostri tempi che hanno visto immolato sull’altare del profitto e dell’omologazione ogni diversa possibilità. Forse scopriremo che i nostri diapason inferiori hanno stesse frequenze che qualcosa tornerà a muoversi anche dentro di noi, Nemici del Popolo stanchi ma ancora vivi dentro.