Julio Cortàzar sulla linea gotica
Massimo Marino | 08/09/2017 | Left
A chiusura dei festival d’estate c’è un appuntamento diverso. Non più accalcarsi di spettacoli, maratone in città accaldate o in borghi turistici, ma un’ascesa al centro dell’Appennino, là dove durante la Seconda guerra mondiale correva la Linea Gotica. Al Passo della Futa, tra Firenze e Bologna, su un monte si snodano le lastre tombali di circa 36.000 soldati tedeschi morti alla fine del conflitto, spesso l’ultima leva di giovanissimi. È il cimitero militare germanico, chiuso da un sacrario in pietra culminante in un’ala piegata slanciata verso il cielo. Là, tra monti e valli mozzafiato, tra il rumore del vento, l’odore di erbe selvatiche e qualche rombo di moto da cross sullo sfondo, da circa quindici anni gli Archivio Zeta ambientano, d’agosto, uno spettacolo.
Hanno iniziato con tragedie greche, storie di violenza, vendetta e vera o simulata riconciliazione, dialogando con questo luogo di hybris e di meditazione, che dà riposo all’oppressore ricordando gli orrori della guerra. Poi gli Archivio Zeta – che credono in un teatro di parola, civile, alla Pasolini, che distende i suoi spettacoli in dialogo intenso con gli spazi – hanno sondato scrittori come Kraus, con un indimenticabile Gli ultimi giorni dell’umanità, o appunto Pasolini.
Quest’anno, ispirandosi dall’inerpicarsi labirintico fino alla vetta dei campi di sepoltura di militi spesso ignoti, hanno messo in scena II Minotauro, dai Re di Cortàzar, la storia di Minosse, Teseo, Arianna e dell’uomo-toro.
Si passa attraverso sei stazioni, sempre più verso il sacrario. Il primo ad apparire è Minosse (Ciro Masella), il re che ha rinchiuso l’essere uomo e animale, e continua a sognarlo come un incubo, tra la paura di precipitare in uno stato ferino e la necessità di affermare il suo potere su tutto, anche sul sogno e sul desiderio. Poi in un campo, tra suoni di Patrizio Barontini irradiati da oggetti, riverberati da pesanti porte, Arianna si sdoppia in una donna immobile (Enrica Sangiovanni), e una bambina, e sogna il fratello Minotauro rinchiuso e usa il filo per arrivare fino a lui. Teseo (Gianluca Guidotti) è un conquistatore, un uccisore di mostri, un (ottuso) sacerdote del razionale. Si sale, si sale, con tensione crescente, fino alla soluzione del nodo del labirinto. Misteriosa, dionisiaca, un rovesciamento della prospettiva fino allora costruita, in uno spettacolo di insinuante lieve forte profondità.