Grande successo per il Macbeth di Archivio Zeta alla Futa. Ed è tutto esaurito

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FIRENZUOLA – Non è un semplice spettacolo. E non è uno spettacolo semplice, quello che ogni giorno, dallo scorso 6 agosto fino al 20, si rappresenta nel grande cimitero germanico della Futa. Come ogni anno Archivio Zeta vi propone una tragedia. E stavolta Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni, registi e primi attori della compagnia, hanno abbandonato i prediletti Greci, per dar forma al capolavoro di Shakespeare, quel Macbeth (articolo qui) che come negli antichi miti racconta del dramma del male e dei suoi condizionamenti, del libero arbitrio e dell’ambizione che divora l’anima e la mente, dell’angoscia di fronte alla constatazione che la vita altro non sarebbe che “… a tale told by an idiot, full of sound and fury, signifying nothing” (una favola narrata da un idiota, piena di rumore e furia, che non significa nulla).

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Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti, di Archivio Zeta

Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti, di Archivio Zeta

E la compagnia -che da qualche tempo ha lasciato la sua sede di Firenzuola per trasferirsi a Bologna, certamente palcoscenico più ampio e proficuo per le proposte culturali di Archivio Zeta- si muove a proprio agio in questi elementi di tragedia. Riproponendo quella che è la sede più idonea, il teatro più adatto, lo scenario più appropriato, per rappresentare drammi del genere.  Perché quali ambientazioni sarebbero più efficaci di quelle che offre un sacrario dove sono sepolti oltre 34 mila giovani, morti a causa di una delle più grandi tragedie mai accadute nella storia? Uno scenario impressionante e stupendo al tempo stesso, che aggiunge un’intensità straordinaria al testo, alla messa in scena e alla recitazione, sempre efficaci, sempre coinvolgenti e sorprendenti -comprese le parti affidate a giovanissimi, e bravi, attori-: i prati costellati di lapidi grigi, i muri dove gli attori si muovono, il cielo rosso del tramonto e le quinte fatte dal contorno meraviglioso di nuvole e monti dell’Appennino, gli effetti naturali -l’eco delle voci, il vento che muove capelli e vesti, il sole che illumina, le ombre-, che creano suggestione e incanto. Per il resto, così, basta poco: una colonna sonora rarefatta, tutta basata su percussioni e dissonanze di fiati, costumi semplici, pochi oggetti, ma evocativi e simbolici.

Guidotti e Sangiovanni, insieme a tutti gli altri, sono abili e capaci, bravissimi ad offrire un teatro colto ma non cerebrale, alto, ma in grado di coinvolgere fortemente. Anche perché il pubblico è condotto a seguire gli attori in spazi fisici diversi, in una sorta di laica processione, tappa dopo tappa, fino al culmine finale.

E gli spettatori ne sono colpiti. C’è un grande silenzio, una grande attenzione, nelle due ore dello spettacolo. E alla fine si libera un applauso lungo e forte.

Alla Futa, in questi venti giorni di spettacoli ininterrotti, sono saliti in tanti, almeno 5000 persone – e forse la crescente ampiezza del gruppo del pubblico, visti gli spostamenti di scena, e i tempi dilatati che ciò comporta, è uno dei pochi “difetti” dell’evento-. Anche oggi e domani è ormai da tempo tutto esaurito.

Non si sa se potrà esservi qualche replica straordinaria. Intanto domenica Archivio Zeta rappresenterà il suo Macbeth in Umbria, nell’area archeologica di Carsulae. E per eventuali repliche conviene tener d’occhio il sito www.archiviozeta.eu.

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Paolo Guidotti

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 19 agosto 2016