CANTO ABBAGLIANTE E RECUPERANTE
1990-2020 Trentesimo anniversario della strage del Salvemini
Tra il 25 novembre e il 6 dicembre 2020 l'Amministrazione comunale di Casalecchio di Reno, con il patrocinio e il contributo della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna, Città metropolitana di Bologna, Comuni di Bologna, Monte San Pietro, Sasso Marconi, Valsamoggia e Zola Predosa, l’associazione Vittime del Salvemini e l’I.T.C.S. Salvemini, promuovono appuntamenti di ricordo e riflessione legati alle arti, alle istituzioni, al mondo della scuola.
Pagina Facebook Comune di Casalecchio di Reno
Canale Youtube Salvemini 6 dicembre 1990
Canto abbagliante e recuperante
film di Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
conflagrazioni poetiche Anna Maria Farabbi, Aldo Capitini
partitura musicale Patrizio Barontini
con Anna Maria Farabbi, Antonia Guidotti, Gianluca Guidotti, Enrica Sangiovanni
con la partecipazione di Gianni Devani
percussioni Luca Ciriegi
riprese e montaggio Andrea Sangiovanni
riprese e audio Luca Rizzoli
luci e tecnica Gregorio Fiorentini
in collaborazione con ATER Fondazione/Teatro Comunale Laura Betti, Comune di Casalecchio di Reno, Associazione Vittime del Salvemini - 6 dicembre 1990, Casa della Solidarietà Alexander Dubček
con il contributo di Regione Emilia-Romagna - Memoria del ‘900
un ringraziamento particolare a Cira Santoro, Silvia Masi, Nicola Patetta, Simona Pinelli, Gianni Devani
una produzione archiviozeta 2020
Ho scritto questo canto da recuperante.
Non come facevano gli uomini dopo la seconda guerra mondiale, sui monti dove si era tragicamente combattuto, per rivendere poi i pezzi trovati disinnescando le bombe, consapevoli di poter saltare in aria. Mi interessa il recupero come pratica esistenziale, sociale, ecologica, spirituale, politica. La mia origine culturale e il mio canto vivono due eredità: quella dei contadini di montagna e dei nomadi. In entrambe, agisce in permanenza la necessità del recupero.
Recuperare è atto anticonsumistico di responsabilità: propone assoluta attenzione alla materia, alla creatura, alla cura, alla relazione, alla memoria, seminandola nel futuro. È un verbo coniugato al femminile.
Anna Maria Farabbi
Come è nato questo CANTO?
Prima di tutto da una difficoltà.
Da sempre, quando ci affacciamo sul baratro del dolore, ci chiediamo che cosa sia possibile e lecito fare, quali parole, immagini e suoni utilizzare, che cosa significa il nostro lavoro di fronte al dolore e all’ingiustizia. Questi interrogativi ci hanno spinto a chiedere ad una poeta, Anna Maria Farabbi, con cui avevamo già avuto una bellissima esperienza di lavoro, di aiutarci a trovare le parole. Ma questa volta, in più, c’era la difficoltà imposta dal continuo cambio delle carte in tavola: le norme anti covid e il montare della seconda ondata della pandemia. Ciò che avevamo immaginato in un primo momento, una marcia dalla scuola al teatro, non poteva più essere realizzato la settimana successiva, e così via, per due mesi.
Nel frattempo era iniziato uno scambio epistolare tra noi e Anna Maria su come costruire il lavoro, lunghe lettere nelle quali ci scambiavamo filamenti incandescenti di versi, lei scrivendo mentre leggeva e si documentava sulla tragedia, noi affondando le mani nella sua opera precedente. Finché ci siamo accorti che questa condivisione, questo colloquio corale, questa ricerca, era già diventata drammaturgia.
Ragazzi belli,
non lo so mi viene in
mente una serie di cocci vocali di un vaso rotto
HO PENSATO CHE SI
POTREBBE CREARE visto che non si può per ora fisicamente fare un teatro
fisico intero
un'opera che ha in sé un'anima vocale, al buio, senza
immagine
(da Anna Maria Farabbi a archiviozeta, e-mail del 27-10-2020 ore 22.15)
Anna Maria è umbra e la sua lingua, come baricentro corporeo, ci ha aiutato a trovare la forma del canto: una lauda drammatica, na ramaccia nfochèta, un ululato di dolore, un canto abbagliante per questi trent’anni dalla strage del Salvemini.
Abbiamo costruito un’opera che muove dal buco nero della scuola, dal quitavolopaese, dallo scandalo delle assoluzioni, dalla vergogna delle istituzioni, dalla voragine fosforica della memoria, eclissi di futuro ma seme di giustizia: abbiamo messo a tavola un radiodramma recuperante che attraversa idealmente la città fino al teatro, spazio civico della comunità, raccogliendo i pezzi della storia in fissioni poetiche illuminanti.
Tutto questo è diventato un film che abbiamo deciso di registrare il 16 novembre 2020, simbolicamente nell’Aula della Memoria dell’ex Istituto Salvemini e nel Teatro Comunale Laura Betti di Casalecchio, con le parole e la presenza magnetica di Anna Maria, nostra maestra elementale, con la partitura sonora pulviscolare di Patrizio Barontini eseguita dal vivo da Luca Ciriegi e la compresenza non pacificata di Aldo Capitini.
Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
LA STRAGE DEL SALVEMINI
Il 6 dicembre 1990 un aereo dell’Aeronautica Militare cadde su un edificio dell'Istituto Tecnico Salvemini di Casalecchio do Reno (Bologna) causando la morte di undici studentesse e uno studente della classe 2^A – Deborah Alutto, Laura Armaroli, Sara Baroncini, Laura Corazza, Tiziana De Leo, Antonella Ferrari, Alessandra Gennari, Dario Lucchini, Elisabetta Patrizi, Elena Righetti, Carmen Schirinzi, Alessandra Venturi – e oltre ottanta feriti. Il velivolo a causa di un'avaria era stato abbandonato dal pilota, che si paracadutò rimanendo ferito. Fu istruito un processo per il pilota tenente Bruno Viviani, il colonnello Eugenio Brega comandante del 3° Stormo e per il tenente colonnello Roberto Corsini, ufficiale della torre di controllo dell'aeroporto di Verona-Villafranca. I tre militari vennero difesi dall’Avvocatura dello Stato fatto che suscitò polemiche da parte dell'Associazione studenti ed ex-studenti del Salvemini perché, sebbene le vittime si trovassero all'interno di una scuola statale, il Ministero della pubblica istruzione non si costituì parte civile.
In primo grado i tre imputati furono condannati a due anni e sei mesi di reclusione per disastro aviatorio colposo e lesioni e al Ministero della difesa furono imputati i danni per responsabilità civile. Ma la sentenza di secondo grado della Corte d’assise d’appello di Bologna del 22 gennaio 1997 ribaltò la sentenza e assolse i militari, perché «il fatto non costituisce reato». Il 26 gennaio 1998 la 4ª Sezione della Corte di cassazione di Roma rigettò gli ultimi ricorsi dei familiari delle vittime e confermò l'assoluzione per tutte le parti coinvolte. Dopo l'incidente l'edificio divenne Casa della Solidarietà come segno concreto del recupero alla vita civile: è sede delle associazioni di volontariato tra cui l'Associazione Vittime del Salvemini - 6 dicembre 1990, che gestisce il Centro per le Vittime. L’aula della strage fu nominata Aula della Memoria.