Al Passo della Futa il Tempo si è preso gioco di Macbeth

Saul Stucchi | 16/08/2016 | Alibionline

Salite al Cimitero Militare Germanico al Passo della Futa prima che sia troppo tardi: avete tempo fino al 20 di agosto per non perdervi uno degli spettacoli più intensi di quest’anno, nonché il primo Shakespeare della Compagnia Archivio Zeta. In occasione del quattrocentesimo anniversario della morte del Bardo, Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti hanno confezionato un “Macbeth” che vale la strada per andare a vederlo.

Immaginiamo il nostro Macbeth come un uomo nuovo, un antieroe, portatore del giusto e dell’ingiusto, un Copernico, che sulla soglia tra Cinquecento e Seicento mette in discussione lo stato delle cose, si muove tra il retaggio simbolico ancora precario nella concezione del mondo e il nuovo relativismo che porta già verso la modernità

scrivono i due nelle note di regia pubblicate nella brochure dello spettacolo consegnata al pubblico.

“Essere (e) tempo” è il sottotitolo che hanno voluto dare alla loro versione del dramma scespiriano, ispirandosi a Heidegger di cui riportano questa citazione dall’opera “Il concetto di tempo”: “L’esserci, (l’essere umano) compreso nella sua estrema possibilità d’essere, è il tempo stesso”.

Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti in MacbethE che il tema del tempo sia centrale nel “Macbeth” ben lo mettono in evidenza Enrica e Gianluca, fin dall’inizio, sottolineando i richiami alla complessa sfera del tempo.

All’impazienza di Macbeth salutato dalle Sorelle Fatali con titoli che ancora non sa di avere, corrisponde quella di Banquo che subito le interroga sul proprio futuro. “Il meglio è da venire” postilla Macbeth, cattivo profeta a cui più avanti risponde con ironia tragica re Duncan: “Quel signore di Cawdor non tradirà mai più”, riferendosi al tradimento dell’ormai ex “thane” (conte) ma anticipando quello del signore appena investito.

Agli spettatori che saliranno alla Futa non sfugga l’illustrazione della brochure. Enrica e Gianluca hanno scelto il piano di volo ed esecuzione dello sgancio della bomba atomica su Hiroshima, eseguito dal capitano Robert Lewis, co-pilota del bombardiere Enola Gay pilotato da Paul Tibbets. Il “target” che vi è indicato diventerà il 6 agosto del 1945 “il grande sole di Hiroshima”. Quel disegno è riprodotto nel manto con cui si rivestirà Lady Macbeth in un momento centrale del dramma.

Se l’uomo della Terra ha perso la sua centralità nello spazio, il Tempo rimane tuttavia la sua gabbia e l’accento nella rappresentazione batte con insistenza su questo aspetto. “Il tempo incalza” dice Banquo; “Ognuno sia padrone del suo tempo” dice Macbeth e prima dell’efferato regicidio così invita la diabolica consorte: “Andiamo. Inganniamo il tempo con l’apparenza” (letteralmente “to mock” significa “prendere in giro, deridere”). Ma il tempo non si può ingannare e alla fine sarà lui a vincere, schiacciando i due protagonisti sotto il peso del loro destino.

Attraverso il regicidio Macbeth ha tentato di agire sul Tempo, modificandone con un atto di volontà il corso. Così il pugnale del delitto (“Is this a dagger, which I see before me, the handle toward my hand?” s’interroga Macbeth nella prima scena del II atto) si sdoppia nelle lancette che egli asporta da un fantomatico orologio. Invano.

Enrica e Gianluca bravi come non mai, insieme a un gruppo ben affiatato di cui questa volta fanno parte anche i figlioli Antonia ed Elio. E c’è persino il loro husky Oscar che Gianluca accarezza mentre recita “Il lupo, il cui ululato scandisce il tempo, si muove come un fantasma verso il suo scopo”…

Come sempre la scenografia organizzata negli spazi del Cimitero è molto intensa, studiata perfettamente nei minimi dettagli nei giochi di luci calanti al tramonto e di ombre (così, spostandosi da una sede all’altra, lo spettatore non potrà non pensare al profilo della foresta di Birnam in cammino quando vedrà le ombre delle persone davanti a lui procedere lungo la scalinata…). Da brividi l’accompagnamento musicale dal vivo con le percussioni di Luca Ciriegi i fiati di Gianluca Fortini (la partitura sonora è di Patrizio Barontini).

“S’io fossi morto appena un’ora innanzi che questo fosse accaduto, avrei potuto dire d’aver vissuto una vita felice”. Dall’impazienza iniziale Macbeth scivola verso il rimpianto, soltanto finto subito dopo il delitto, ma via via sempre più evidente nel precipitare degli eventi. Finché il Tempo non si libera di lui.
Saul Stucchi

Dal 6 al 20 agosto 2016 ore 18.00
Al Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa
Firenzuola (FI)

MACBETH
essere (e) tempo

  • di William Shakespeare
  • regia Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
  • con Stefano Braschi, Francesco Fedele, Carolina Giudice, Antonia Guidotti, Elio Guidotti, Gianluca Guidotti, Ciro Masella, Giuditta Mingucci, Alfredo Puccetti, Enrica Sangiovanni e con la partecipazione straordinaria di Oscar
  • partitura sonora Patrizio Barontini
  • percussioni Luca Ciriegi
  • fiati Gianluca Fortini
  • scenografie e costumi Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
  • luci Antonio Rinaldi
  • foto di scena Franco Guardascione

Informazioni:

www.archiviozeta.eu