Teatro e canzoni, così al S.Orsola la dottoressa sfida il cancro
Rosario di Raimondo | 07/03/2015 | la Repubblica
“La malattia è un uragano e non bastano le medicine. Serve avere qualcuno accanto”
Rosario di Raimondo
IO lavoro con le donne, per me l’8 marzo è tutti i giorni. Quest’anno lo trascorro in ospedale perché il “sindaco dei bambini” di Pian del Voglio viene a donarci i fondi raccolti per la nostra associazione». Sorride Lucia Polpatelli, 53 anni, medico specializzato in oncopsicologia. La sua missione è quella di aiutare le pazienti ginecologiche del Sant’Orsola colpite dal tumore: «Questa malattia è un uragano, l’aspetto emotivo non è secondario rispetto a quello clinico». Anche lei è un uragano. Di idee. E così, nell’ultimo anno, oltre alle terapie “tradizionali” s’è inventata molto altro: laboratori di teatro, di danza, di musica e meditazione. «Alcuni miei colleghi giudicano con sufficienza questi metodi. Per me non è così».
Una laurea in medicina, esperienze di lavoro negli Stati Uniti e in Francia, Lucia Polpatelli lavora al policlinico grazie a un contratto sponsorizzato alla Onlus “G.O. for life”, associazione di pazienti di ginecologia oncologica. Per contratto dovrebbe stare in corsia 18 ore a settimana, bonus che consuma in due giorni. «Tutto è cominciato come un piccolo servizio di sostegno psicologico: è importante prendersi cura dei pazienti in maniera globale», racconta in un piccolo ufficio del padiglione 4, quello di Ginecologia. Così si è inventata «dei percorsi alterna tivi».
Prima la meditazione, poi la danza e la musicoterapia («Ogni paziente sceglie le sei canzoni più rappresentative della sua vita e si ascoltano i brani tutti assieme: un’esperienza davvero emozionante»), infine da ottobre il laboratorio di teatro, aperto anche a famigliari e a dipendenti dell’ospedale. «Ho dovuto lottare per avere la palestra dedicata ai corsi di preparazione al parto, ma ce l’ho fatta continua -: oggi (ieri, ndr) è partita la seconda edizione».
I laboratori sono gestiti in collaborazione con Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni dell’associazione culturale Archivio Zeta. Durante gli incontri, come opera di riferimento, hanno usato il “De rerum natura”, il poema di Lucrezio: «Perché pone delle domande primordiali, che resistono nel tempo raccontano -. Il nostro obiettivo è abitare un luogo che di solito siamo abituati a vivere in modo drammatico, cambiarne la destinazione. Quello che ha fatto Lucia per noi è sovversivo, rompe l’ordine delle cose: l’ospedale non è solo luogo di dolore».
Lei, Lucia, li guarda e pensa già a che altro inventarsi. «Mi piacerebbe organizzare qualcosa per i figli delle donne malate di tumore, per spiegare cosa succede alle loro mamme. Con i cartoni animati, con le fiabe…». Dalle sue pazienti ha imparato tante lezioni: «Peggio del cancro c’è la solitudine. Le persone più “arrabbiate” sono quelle che hanno paura di morire senza lasciare una traccia. Io le aiuto a sviluppare la consapevolezza che non è così. E poi si impara a ridimensionare tante scemenze quotidiane… Ecco, il mio otto marzo è questo».