«Nemico del popolo»
Massimo Marino | 01/04/2014 | Corriere di Bologna
Archivio Zeta (Sangiovanni e Guidotti) tornano in città: «Trasformiamo il testo di Ibsen e lo adattiamo all’Ilva»
Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti, Archivio Zeta, sono ormai famosi per le tragedie greche che rappresentano da molti anni in agosto nel Cimitero militare germanico della Futa. Tornano a Bologna, dopo le Eumenidi portate l’anno scorso a Dom, con una versione particolarissima, molto bella, di Nemico del popolo di Henrik Ibsen. Saranno in scena a Teatri di Vita da venerdì a domenica alle 21 (via Emilia Ponente, 485; info 051/566330).
Quanto questo spettacolo è fedele all’originale?
Sangiovanni: «Partiamo dal testo, ma lo trasformiamo. Abbiamo tolto l’Ottocento e abbiamo ridotto a quattro gli attori. Rimane il tema fondamentale della corruzione, dell’inquinamento ambientale, degli interessi dei grandi gruppi industriali che calpestano la salute di molti».
Come mai questa scelta?
Sangiovanni: «Siamo stati molto colpiti dalla vicenda dell’Ilva di Taranto. E ci è venuta voglia di lavorare su questo testo profetico e per niente semplicistico, che già conoscevamo. Mentre lo approfondivamo, ci siamo resi conto che in Italia ci sono tante piccole Ilva».
Quali sono i personaggi che avete mantenuto?
Guidotti: «Quelli fondamentali. Un uomo di scienza, che qui diventa una dottoressa: cerca la verità e crede, un po’ semplicisticamente, di risolvere la situazione denunciando le malefatte. Il sindaco suo fratello: rappresenta il potere, quello che deve salvaguardare gli interessi. Il proprietario di un giornale, che deve scendere a vari compromessi. L’uomo qualunque, che vivacchia in equilibrio tra situazioni diverse».
È un dramma a tesi?
Guidotti: «La grandezza di Ibsen è che approfondisce gli aspetti umani di tutti i personaggi. C’è la coscienza tragica dell’impossibilità di gestire questi problemi. È un testo lacerante, più di altri. Perché pone il problema dell’offesa al mondo, all’ambiente, con il tema dilaniante del conflitto tra salute e lavoro, proprio come a Taranto».
Fate riferimenti espliciti alla vicenda dell’Ilva?
Guidotti: «Sostituiamo i discorsi ottocenteschi sull’inquinamento delle falde termali con le perizie dei medici per la magistratura ionica. Ma questa pièce contiene anche una riflessione molto attuale sull’informazione».
In che modo?
Guidotti: «Molte scene si svolgono nel giornale e nella tipografia. Emerge la differenza tra dare una notizia e scrivere un articolo di propaganda, per orientare l’opinione pubblica».
Sangiovanni: «Come in altri nostri spettacoli c’è una votazione, per decidere se il dottore, che denunciando l’inquinamento rovinerebbe l’economia della città, sia un nemico del popolo. Si tratta di una consultazione chiaramente pilotata. Ibsen si confronta con le idiosincrasie della democrazia: gestire la “dittatura della maggioranza” non è semplice, ci suggerisce».
Dall’Appennino a Bologna…
Guidotti: «Ci piacerebbe replicarvi Il nemico del popolo più a lungo. Il 10 presentiamo una lettura da Karl Kraus a Lingue; il 25 siamo a Monte Sole; il 29 riprendiamo Iliade all’oratorio di san Filippo Neri. E poi l’appuntamento è con Gli ultimi giorni dell’umanità di Kraus in agosto, alla Futa».
Massimo Marino