Il Mugello è una trapunta di terra
Simona Baldanzi | 14/03/2014 | A piedi da Barbiana a Monte Sole - Editori Laterza
[…]le montagne, Il cielo gonfio di nuvole scure sembra calare dritto e pesante come un sipario.
Qua ci sono tornata da adulta a vedere alcuni spettacoli teatrali tratti dalle tragedie greche e organizzati dall’Associazione Archivio Zeta di Firenzuola. Verso l’ora del tramonto, in quelle sere d’agosto che in città butteresti via perché ancora calde e sciupate, sono salita per le curve verso la Futa, rianimata dal fresco e dalla voglia di ascoltare una storia. Col biglietto per entrare nell’insolito teatro, ho visto 1 persimi di Eschilo, la più antica opera teatrale che ci sia pervenuta e che narra i lamenti, i pianti, la disfatta tnffitare dei vinti. Una tragedia unica perché prende spunto da un fatto storico e non mitologico: la battaglia di Salamina, lo scontro fra greci e persiani, fra il re Serse e il sistema democratico ateniese. Una trama semplice e senza orpelli, in cui per la prima volta il vincitore fa raccontare il proprio dramma al vinto.
Ho poi assistito a I sette contro Tebe, sempre di Eschilo: la città sotto assedio, la lotta fratricida fra Eteocle e Polinice, figli di Edipo. Archivio Zeta riportava come epiloghi ale tragedie dei pezzi di Pavese. Ritorna, potente, 1 pezzo tratto da la casa in collina:
Ci sono giorni in questa nuda campagna che camminando ho un soprassalto: un tronco secco, un nodo d’erba, una schiena di roccia, mi paiono corpi distesi. Io non credo che possa finire Ora che ho visto cos’è la guerra civile, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: «E dei caduti che facciamo? Perché sono morti?», lo non saprei cosa rispondere Non adesso almeno. Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente morti, e soltanto per loro li guerra è finita davvero.
Ci sono poi tornata, sempre d’agosto, un mese che qua crea colori più densi, ti svuota la mente e scalda le pietre, per la trilogia Orestea, sempre di Eschilo, ad assistere alla rappresentazione delie Eumene. Sono diventata parte dell’assemblea di Atene che deve decidere delle sorti di Oreste, colpevole di aver ucciso la madre, che aveva ucciso Agamennone. Le Erinni, dee della vendetta, lo accusano, Apollo lo difende, Atena presiede la giuria. Seduta insieme agli èri, con in mano un sasso bianco per 1 voto: condannato o assolto? Atena, ago della bilancia, vota per il perdono. Le Erinni, calmate da Atena, si trasformano in Eumenidi, divinità della giustizia, e viene offerta loro una sede per garantire ad Atene ricchezza, fecondità e concordia. Col mio sasso bianco avevo condannato Oreste, un maschio difeso dai maschi e da una dea senza madre. Non mi era mai pesato così tanto tenere un sasso in mano e allo stesso tempo non mi aveva mai alleggerito così tanto vedere le Erinni vestite di nero e di rabbia trasformarsi in donne vestite come noi, con abiti colorati, diversi e leggeri. Quel luogo è più di una coreografia perfetta per rappresentare un classico. I morti stanno lì zitti e presenti, Sono Pubblico, sono attori, sono la trama. Le vite passano, ma, se h sai ascoltare, lasciano tracce. 11 cimitero della Futa e un racconto corale di morti che ti parlano dì tante piccole storie e della stessa storia, che biascicano parole in greco, in latino, in italiano, in tedesco. Sullo sfondo il suono della cantilena delle età dette dal babbo.
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