Ibsen e gli aspri scontri dell’oggi
Massimo Marino | 04/05/2013 | Corriere di Bologna
Sotto musiche stridenti, rumori di acque, sonorità minacciose, in due ambienti di scabro cemento con appena una scrivania, due sedie, un altro tavolo, Il nemico del popolo di Henryk Ibsen grazie all’allestimento di Archivio Zeta viene proiettato verso gli scontri dei nostri tempi.
Il testo, scritto dall’autore norvegese nel 1882, nel suo periodo di maggiore creatività e impegno politico, narra di un impianto termale che insieme alla ricchezza porta un inquinamento insostenibile.
Il contrasto tra distruzione dell’ambiente e della salute e interessi economici tira in ballo un altro mito dell’industrialismo, quello della libera stampa. Il dottor Stockmann vorrebbe denunciare le malefatte e costringere la proprietà a risanare: trova ascolto in un giornale locale, che però torna sui propri passi quando scopre che la ristrutturazione delle terme allontanerebbe i turisti per anni, colpendo gli interessi dei piccoli proprietari.
Nello Spazio Tebe, sui monti tra Imola, Bologna e Firenze, in località Brenzone del comune di Firenzuola, Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti hanno asciugato l’originale, mescolandolo con la perizia sull’Ilva di Taranto e trasformando il protagonista in donna (la interpreta la stessa Sangiovanni, mentre Guidotti è il fratello, il sindaco a guida degli azionisti, Alfredo Puccetti è il direttore del giornale e Luciano Ardiccioni il tipografo rappresentante dei piccoli proprietari).
Eliminati i personaggi di contorno, il dramma esplode in una nudità devastante. La recitazione è rallentata, per evidenziare, sotto, dentro, dietro le parole, le intenzioni nascoste, le aspirazioni contrastate.
I pochi arredi vengono spostati continuamente per delineare i rapporti profondi tra i personaggi, sotto l’incombente colonna sonora di Patrizio Barontini. Teatro dei segni: le relazioni spaziali, i toni di voce, tutto evidenzia le forze in (irresolubile) ten-
sione. L’officina tipografica diventa protagonista, con la pagina a piombo di denuncia prima composta e poi svuotata, ridotta a vuota cornice, a inquadrare il volto della protagonista sconfitta.
A un certo punto l’azione si sposta in una seconda sala, dove viene interpellata la comunità per decidere se il dottore, con la sua denuncia, è un nemico del popolo.
Il verdetto è già previsto, in una società fondata sugli interessi, mentre lo spettacolo diventa una Via Crucis, sotto le note commoventi dello Stabat Mater di Pergolesi.
In scena tutti i sabati e le domeniche di maggio. Info www.archiviozeta.eu, 334/9553640.
Massimo Marino