Il tuono della guerra
Matteo Marelli | 08/08/2022 | FILM TV
IL TUONO DELLA GUERRA
Il Passo della Futa sulla dorsale appenninica tosco-emiliana, fortificato con forza nel quadro della Linea gotica dalla Wehrmacht, tra 1943 e il 1945 fu teatro di tregenda, trincea e tomba per migliaia di soldati. È n che trova spazio il cimitero militare germanico, l’opera di Dieter Oesterlen che custodisce oltre 30 mila caduti tedeschi durante la campagna italiana della Seconda guerra mondiale, un «commovente monumento all’antiretorica come tutti i cimiteri dei vinti» (Paolo Rumiz). Da vent’anni qui trovano spazio le creazioni della compagnia teatrale Archivio Zeta che quest’estate, dal 5 al 21/8, presenta la prima parte di un progetto triennale in cui affronta La montagna incantata di Thomas Mann, l’opera monstrum che racconta l’incantamento di Hans Castorp sul monte Davos (come ha ricordato Andrea Casalegno, la montagna manniana «più che incantata è “incantatrice”», dunque «a voler essere precisi, dovremmo definirla “stregata” »), nel sanatorio Berghof, lo spazio di un margine dell’esistenza che è sottratto alla partecipazione alla vita, dove impara a tener testa, stando alle parole dello stesso Mann, «al cielo e all’inferno e stringe un patto col mistero, con la malattia, col male, con la morte, con l’altro mondo, con l’occulto». Solo il tuono della guerra (la Prima, che travolgerà a fondo l’esistenza e la coscienza) sarà capace di farlo tornare nel mondo. Di farlo ritornare alla vita attraverso la più delirante e solenne cerimonia di morte. E non poteva essere trovato luogo più giusto per tentare questa rappreseritazione, perché chi è sepolto qui è figlio della generazione uccisa nel primo grande conflitto del secolo breve, un secolo segnato dai milioni di poveri cristi crocefissi in battaglia. www.archlvlozeta.eu