Tre passi nel sottosuolo
progetto Topografia Dostoevskij
Fëdor Dostoevskij
progetto Topografia Dostoevskij
La mite
di Fëdor Dostoevskij
traduzione Serena Vitale
con Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
partitura musicale Patrizio Barontini
violoncello Francesco Canfailla
Sogno di un uomo ridicolo
di Fëdor Dostoevskij
traduzione Paolo Nori
con Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
partitura musicale Patrizio Barontini
violoncello Francesco Canfailla
percussioni Luca Ciriegi
La bellezza salverà il mondo?
di Fëdor Dostoevskij
con Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
partitura musicale Patrizio Barontini
violoncello Francesco Canfailla
Topografia Dostoevskij il viaggio teatrale di archiviozeta nell’opera di Dostoevskij nell’anno del bicentenario dalla nascita (1821-2021), approda per tre giorni con Tre passi nel sottosuolo alla Rocchetta Mattei: un castello straordinario, una sorta di Cremlino in Appennino, nel comune di Grizzana Morandi (BO).
La mite comparve per la prima volta nel novembre 1876 sulle pagine della rivista Diario di uno scrittore – scrive Serena Vitale che ha recentemente curato la vertiginosa traduzione di questo racconto di una catastrofe. “Immaginate un uomo la cui moglie, suicidatasi alcune ore prima gettandosi dalla finestra, sia stesa davanti a lui su un tavolo” scrive Dostoevskij nel presentare ai lettori questo racconto perfetto, che di quell’uomo restituisce, con stenografica precisione, il soliloquio delirante e sconnesso, tutto esitazioni, ripetizioni, contraddizioni, pause, balbettii, ripensamenti.
Il sogno di un uomo ridicolo è del 1877 e comincia così: “Sono un uomo ridicolo. Adesso dicono che sono matto. Sarebbe anche una promozione, magari, se non fosse che per loro son rimasto ridicolo come prima”. Così scrive Paolo Nori di cui abbiamo scelto la traduzione sincopata di questo racconto fantastico che è un viaggio cosmico nell’immensità dell’universo e un naufragio nelle profondità degli abissi dell’essere umano.
Dostoevskij nel 1862 decide di partire dalla Russia ortodossa, popolata di monaci e permeata di icone e riti, per visitare un’Europa malata che, con il suo Palazzo di Cristallo nella Londra dell’Esposizione universale, diventa simbolo di un mondo brutale ridotto a immenso e seducente meccanismo tecnico. Lo scrittore russo capisce con grande anticipo che il nostro mondo è già un cimitero e nient’altro. Da quel momento inizierà a riflettere incessantemente sulla bellezza e sulla bontà, fino a formulare – nel romanzo L’idiota del 1869 – la domanda tragica che non riceverà mai nessuna risposta: Non è vero Principe che lei una volta ha detto che la bellezza salverà il mondo?